Lettera aperta dei docenti del Liceo Sabin sul tema dell’inclusione
Negli ultimi giorni, noi docenti del Liceo Sabin di Bologna siamo stati sottoposti a dure critiche da parte dei media e dell’opinione pubblica, perché non avremmo permesso ad una nostra studentessa di sostenere l’Esame di Stato. Avendo supportato al meglio delle nostre possibilità il suo percorso negli ultimi cinque anni, noi docenti avremmo voluto, fin dal primo momento, rispondere a queste critiche rendendo trasparenti le ragioni del nostro operato. È evidente, tuttavia, che il nostro dovere resta quello di rispettare la privacy della studentessa, evitando riferimenti alla sua specifica situazione.
Come viene riportato dai giornali, la ragazza ha seguito un percorso scolastico che al suo termine non conduce al conseguimento del diploma. Una programmazione di questo tipo viene proposta, dopo un approfondito studio dei documenti e un’attenta osservazione di competenze in ingresso, punti di forza, fragilità e ritmi di apprendimento, laddove non sussistano, se non attraverso forzature eccessive e inopportune, le condizioni per raggiungere gli obiettivi previsti dallo specifico indirizzo di studi e certificati dal diploma con valore legale.
Una volta approvata dal gruppo di lavoro, la tipologia di programmazione adottata può essere modificata, ma devono intervenire motivazioni che rendano la scelta ragionevole e opportuna.
Non si tratta di una questione meramente burocratica, in gioco c’è una prospettiva, un progetto di vita da immaginare e costruire. Il Consiglio di Classe non ha negato l’Esame di maturità alla studentessa, ma le ha prospettato di concludere insieme ai compagni di classe il proprio percorso scolastico, conseguendo un Attestato di Credito Formativo, che non solo non preclude la possibilità di accedere al mondo del lavoro, ma favorisce l’inclusione degli alunni con disabilità in percorsi di collocamento mirato (art. 2 L. 68/99).
Il modello che guida i docenti si fonda su una precisa idea di scuola inclusiva, che spinge a scegliere percorsi didattici ed educativi basati sui bisogni e sulle inclinazioni dei singoli studenti e che solo in quanto tali possono essere davvero formativi. L'idea secondo la quale dobbiamo raggiungere tutti gli stessi obiettivi non conduce a una società equa, ma a una società performativa, che appiattisce e omologa su un'idea sbagliata di successo, anziché impegnarsi al fine di trasformare realmente in risorse le specificità, e indurre il sistema sociale ad essere effettivamente più inclusivo.
Il Collegio Docenti del Liceo Sabin di Bologna
Bologna, 28 marzo 2023