Lettera di solidarietà sui fatti di Pisa e Firenze
Nella giornata del 23 febbraio scorso centinaia di studenti sono scesi in piazza a Pisa e Firenze, come in molte città italiane avviene da settimane, per manifestare solidarietà alla popolazione palestinese vittima di attacchi verso civili e innocenti dopo l’attentato di Hamas del 7 ottobre. Il numero dei morti sale oltre le trentamila unità e sembra destinato a non fermarsi. Di fronte a quello che si profila essere un vero e proprio genocidio della popolazione palestinese residente nella striscia di Gaza, studenti lavoratori cittadini in ogni città del mondo e in Italia manifestano pacificamente per chiedere la restituzione degli ostaggi israeliani e il cessate il fuoco sulla popolazione palestinese.
Lo scorso 23 febbraio i manifestanti, per lo più studenti, sono stati manganellati brutalmente dalle forze dell’ordine. A Pisa, dopo le manganellate agli studenti, oltre 5mila persone sono tornate in piazza la sera in solidarietà ai manifestanti per ribadire attraverso i propri corpi e le proprie voci unite che non solo si continuerà a chiedere lo “Stop genocidio” e la libertà per la Palestina, ma che occorre fermare la violenza della polizia e delle istituzioni soprattutto quando è mirata a reprimere la pacifica e irrinunciabile libertà di opinione, associazione, parola, manifestazione delle proprie idee. Come docenti, genitori e cittadini rifiutiamo l’idea che gli studenti e chiunque altro manifesti pacificamente possa subire una violenza così efferata. Ci uniamo alla preoccupazione espressa dal rettore dell’Università di Pisa, dal direttore della Scuola Normale Superiore e dalla rettrice della Scuola Superiore Sant'Anna nonché dalle numerose associazioni che hanno chiesto immediatamente alle istituzioni e al ministro Piantedosi di rispondere per quanto accaduto.
Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza alle studentesse e agli studenti feriti unendoci alla richiesta di liberazione degli ostaggi, di un immediato cessate il fuoco e del ripristino del diritto internazionale.
Seguono le firme di centosette lavoratrici e lavoratori del Liceo Sabin di Bologna